Negli ultimi giorni sul “Corriere” due celebrati cantautori, Francesco Guccini e Gino Paoli, l’hanno sparata grossa.
Ma come nasce questa diceria sul vero padre di Lucio e quale rapporto ci fu sul serio fra il cantante bolognese e il santo con le stimmate? Mi sono divertito a indagare un po’… (Lucio Brunelli ndr autore di questo articolo).
Prima Francesco Guccini: “Lucio Dalla? A Bologna si diceva fosse figlio di padre Pio” (Corriere della sera, 10 dicembre). Poi, cinque giorni dopo, sullo stesso giornale, Gino Paoli, quasi a conferma: “Secondo me è davvero possibile. Di sicuro la madre lo lasciava tre mesi all’anno in convento da padre Pio».
Bizzarrie senili di alcuni mostri sacri della musica italiana, argutamente stimolate da Aldo Cazzullo, intervistatore dei due venerati cantautori? Chiacchiere, fuor di dubbio, senza alcuna prova; riferite con una leggerezza che forse non ci sarebbe perdonata se fossimo noi comuni mortali a propalarle.
Ma chiacchiere che hanno una lunga storia. Curiosa e poco nota. Hanno a che fare con l’infanzia di Lucio Dalla. Con il rapporto devoto che la mamma ebbe davvero con padre Pio. E con il legame reale, profondo, che unì anche il futuro cantante al santo con le stimmate; da quando era bambino fino all’anno della morte di padre Pio, il 1968.
La mamma del geniale cantautore, Jole Melotti, era una brava sarta, di origini pugliesi. Nei primi anni Quaranta il suo lavoro la portava a viaggiare a Manfredonia. Un cliente le donò, come ricompensa, una casa nelle isole Tremiti, luogo che sarà amatissimo da Lucio (“come è profondo il mar”).
A Jole capitò di confezionare abiti su misura anche per Francesco Morcaldi, uno dei figli spirituali più amati da padre Pio, per molti anni sindaco di San Giovanni Rotondo, la cittadina che ospitava il convento del religioso cappuccino.
Padre di quattro figli, rimase vedovo nel 1940. Le prime dicerie sul “vero padre” di Lucio Dalla (che nacque il 4 marzo 1943) si diffusero proprio in relazione al rapporto di conoscenza e amicizia nato fra Jole e il signor Francesco, nel segno di padre Pio, di cui erano entrambi devoti. Ebbi modo di ascoltare queste dicerie, a San Giovanni Rotondo, durante un documentario che realizzai in occasione della canonizzazione del frate, nel 2002.
Molti abitanti del paese le accreditavano e tutt’ora ci sono amici di famiglia che, a microfoni spenti, si dicono certi che il padre biologico di Lucio fosse l’ex sindaco di San Giovanni Rotondo. Qui in una rara foto, insieme
A sostegno della loro tesi raccontano che il signor Francesco, in punto di morte, chiese espressamente di avere al suo capezzale i suoi quattro figli e Lucio. Questi però non sarebbe sceso a San Giovanni Rotondo perché anche la sua mamma a quel tempo era malata.
Mai tutte queste voci poterono essere provate. Nessun elemento concreto, d’altra parte, ha portato a dubitare che il padre di Lucio fosse proprio quello anagrafico: Giuseppe Dalla, sposo di Jole, scomparso nel 1950 quando il figlio aveva appena sette anni.
Va anche aggiunto che la famiglia di Morcaldi ha sempre tenuto un atteggiamento molto sobrio sulla vicenda, rifiutando di commentare ogni diceria. Pettegolezzi che, negli anni, hanno invece trovato terreno fertile nel mondo dello spettacolo, che anzi li ha ingigantiti fino a fantasticare una presunta paternità, addirittura, di padre Pio: chiacchiera che, come abbiamo visto, si è incredibilmente diffusa anche tra amici ed estimatori di Dalla, come Francesco Guccini e Gino Paoli.
Più interessante e ancora tutto da scoprire è invece il rapporto personale del giovane Lucio Dalla con san Pio da Pietrelcina. C’è una ricca aneddotica su questa materia. Lucio che serve la messa, come chierichetto, al frate. Padre Pio che lo spinge con forza a seguire la via della musica, quando Lucio adolescente sognava di fare l’attore.
Lucio che si confessa più volte dal santo, senza ricevere sempre l’assoluzione, ma poi, nell’ultima confessione, prima della morte di padre Pio, viene perdonato nel nome di Cristo. Anche in questo campo è difficile discernere con esattezza il vero dal fantasioso ma è giudizio unanime, di chi ha conosciuto bene sia Lucio sia il santo, che questo contatto ravvicinato ci fu, fu profondo e mai rinnegato o deriso da Lucio.
Sulla sua fede cristiana, poi, le testimonianze abbondano. A Bologna frequentava il Centro san Domenico. Padre Michele Casali, fondatore del Centro, rivelò ai suoi confratelli che Lucio compose “caro amico ti scrivo” nel parlatoio di questa struttura, dove si recava spesso a parlare con il religioso.
“Dai noi domenicani veniva regolarmente a messa”, ha ricordato padre Giovanni Bertuzzi. “Aveva un amore per Gesù Cristo che raramente si trova in molti credenti”, assicura Enzo Bianchi che gli fu grande amico a partire già dal 1971.
“La fede cristiana è il mio unico punto fermo, l’unica certezza che ho” confidava Lucio a Giampaolo Mattei, giornalista de L’Osservatore romano. Il quotidiano della Santa Sede gli dedicò un bel ricordo in occasione della sua morte: “È stato spudoratamente sé stesso – scrisse – nel bene e nel male, in un’epoca in cui si cerca di apparire e basta, prima ancora di essere”.