Ciao Francesca. È passato ormai qualche giorno e da qualche giorno Francesca è sicuramente in un posto migliore del nostro, un luogo dove la sua dolcezza, la sua proverbiale disponibilità e il suo altruismo saranno sicuramente più apprezzati e graditi che su questa Terra, sempre più avida e allo stesso tempo povera di esempi come il suo.
Una ragazza semplice, educata, senza tanti grilli per la testa ma ugualmente determinata, generosa, rispettosa. La descrivono praticamente tutti così in paese (San Marco in Lamis ndr), lo fa chi l’ha vissuta, chi l’ha conosciuta, chi ci ha scambiato soltanto qualche parola allo storico banco-camion dell’ortofrutta del papà Ludovico. Un banco rimasto orfano del suo fiore più bello.
Francesca è la sesta di sette figli della famiglia Delle Vergini, cui il capostipite Ludovico e la sua consorte Rachele, hanno insegnato sin da subito il senso della fatica e del lavoro, lo hanno fatto con Giuseppe, con Antonio, con Angela, con Luciano, con Valentino e con Francesco, anche lui volato via troppo presto e che ora si è ricongiunto all’amata sorella mai conosciuta che aveva preso il suo nome.
Una famiglia lavoratrice – dal primo all’ultimo componente – unita e soprattutto umile e i funerali ne sono stati la dimostrazione. Una fiumana immensa ha riempito la Collegiata sia il giorno dell’addio che dell’ottava. La compostezza, il decoro e la dignità nel vivere così questo dolore indescrivibile non sono da tutti. Esattamente come avrebbe voluto Francesca che, come mi racconta con gli occhi gonfi ma con orgoglio il marito Michelangelo, era quella che dava conforto a tutti.
Francesca forse sapeva dentro di sé che quella maledetta patologia che affliggeva la sua testolina prima o poi l’avrebbe allontanata da loro, così si affrettava come suo fare a rassicurare tutti sulle sue condizioni, a volte dissimulando anche, a fin di bene, affinché non fosse la preoccupazione della sua famiglia e di quella che premurosamente l’aveva accolta, la famiglia Mimmo.
Altrettanto numerosa ma ugualmente generosa, gentile ed altruista ad abbracciare un’altra figlia nella sua casa. Sì, perché Francesca passava tanto, tantissimo tempo a casa dei genitori del suo amato Michelangelo, e la suocera Angela piange ancora quando scocca l’ora in cui Francesca puntualmente faceva visita a lei ed al marito Tonino.
La sua seconda madre fa fatica a trattenere le lacrime quando parla di lei, della sua sconfinata bontà e del suo essere così ossequiosa. Non passava giorno infatti che Francesca non facesse le numerose scale di Via ai Monti per aprire la “rete” (come la chiamiamo noi abitanti della valle) della soglia e sedersi insieme alla sua nuova famiglia, che da più di vent’anni le aveva amorevolmente aperto le porte.
Ora sicuramente per lei si saranno altre porte ed a farlo sarà stato San Pietro per accoglierla con sé nella dimora eterna dove potrà continuare a chiedere ai vicini la mattina di cosa hanno bisogno così da poterglielo portare al suo ritorno, a concedere un sorriso a chi compra la sua frutta o la sua verdura o a dare una parola di conforto a quanti hanno tanti pensieri per la testa.
Quella testa che l’ha maledettamente tradita troppo presto prendendosela nel fiore degli anni. Inutile dire che per lei è stato tentato di tutto ma evidentemente, come si dice in queste circostanze, l’Altissimo la voleva con sé.
Di lei rimane il ricordo di una ragazza per cui gli aggettivi sono finiti e questa lettera, di suo marito, a testimonianza dell’immenso Amore che Francesca ci ha lasciato in eredità su questa Terra che davvero avrebbe sempre più bisogno di persone come Lei…